
đ° 99 GIORNI: Quattro novelle cattive
âď¸ Gisella Cominone Lovecchio
Genere: Racconti urbani, dramma psicologico, noir
Il tempo come protagonista assoluto.
In 99 GIORNI, il tempo non scorre: agisce. Non è lo sfondo, ma il filo conduttore che lega le vite dei protagonisti, scandisce le attese, nutre i dolori, innesca le esplosioni emotive. Il tempo, in questa raccolta, è la sostanza stessa delle scelte, dei silenzi e delle crepe interiori. Un’entitĂ viva, a volte alleata, a volte nemica.
Câè un tempo che cura, fatto di piccoli gesti quotidiani, di sguardi che cercano la pace.
Un tempo che osserva, che incassa, che registra ogni mancanza.
Un tempo che cova, che serra i denti, che affila i pensieri nel buio.
E infine câè il tempo che scoppia, che non chiede permesso. Un tempo che cambia per sempre le regole del gioco.
Quattro racconti, quattro discesi nellâintimitĂ del dolore umano.
Gisella Cominone Lovecchio ci consegna una raccolta feroce e umana. Quattro storie che affondano nella pelle e si installano nella psiche, scoprendo quello che spesso ignoriamo: che dietro i volti perbene, dietro i saluti cordiali, si possono nascondere le veritĂ piĂš disturbanti.
Le sue protagoniste â madri, figlie, amanti, mogli â non sono mai semplicemente vittime o carnefici. Sono anelli di una catena emotiva che si spezza quando una di loro decide di non tacere piĂš, di non reggere piĂš il peso delle aspettative, dell’apparenza, del dolore.
Un libro che scava, e non consola
99 GIORNI non cerca complicitĂ col lettore. Lo sfida.
Costringe a osservare le dinamiche familiari da un punto di vista scomodo: quello del trauma che si tramanda, della rabbia che si accumula, del desiderio di riscatto che si trasforma in ossessione.
Ogni racconto è un viaggio verso la verità , ma non una verità semplice o edificante. à la verità che graffia, quella che si percepisce con la pelle prima che con la mente. à la verità che fa male perchÊ non puoi piÚ fingere di non averla vista.lori antichi, desideri torbidi, e colpe mai scontate.
đĽ Elisa
Dirigente affermata, madre irreprensibile, moglie devota. Ma sotto la superficie di donna forte si cela un abisso di insicurezze e un bisogno disperato di controllo. Elisa non si lascia dominare: domina, psicologicamente e sessualmente. Lo fa non per sadismo, ma per sentirsi viva, per sfuggire a quella sensazione di vuoto che la consuma ogni volta che il mondo non la guarda come vorrebbe. In Luca trova una tela bianca su cui imprimere la propria supremazia affettiva, erotica, spirituale. Ma quel potere è solo il riflesso distorto della sua fragilità .
đŚ Luca
Lâuomo che sembra avere tutto: fascino, famiglia, intelligenza. Eppure Luca è prigioniero di un’infanzia che lo ha educato alla solitudine. Cresciuto da una madre assente e abusante, ha imparato a bastare a sĂŠ stesso. Ma lâautosufficienza è solo una maschera. Dentro Luca vive ancora quel bambino mai accarezzato, quello che vomitava quando veniva deriso, quello che desiderava un abbraccio piĂš di ogni altra cosa. Quando incontra Elisa, si inginocchia davanti a lei non per passione, ma per riconoscenza. PerchĂŠ finalmente qualcuno lo ha visto. E il bisogno di essere visto diventa la sua prigione.
đĽ Iris
Cardiochirurga, madre e moglie: razionale, composta, silenziosa. Ma dietro la compostezza, la furia cresce come una pianta velenosa. Tradita, umiliata, ignorata, Iris osserva in silenzio, raccoglie indizi, accumula frustrazioni. Fino al giorno in cui implode. Non è piĂš la donna elegante che sfama la famiglia con precisione chirurgica: diventa una bestia ferita che attacca per sopravvivere. Il suo gesto estremo non è solo vendetta, è lâatto finale di una lunga sopportazione, il modo per riprendersi qualcosa che le è stato tolto: dignitĂ , identitĂ , controllo.
â Maria
Figura tragica e ambigua. Madre dall’apparenza impeccabile, devota alla famiglia, persino considerata âdâesempioâ da chi la conosce solo in superficie. Ma dietro quella maschera si cela una violenza silenziosa, quotidiana, reiterata. Maria è il prodotto di unâeducazione crudele che ha interiorizzato e trasformato in metodo. Non sa amare se non punendo. Non sa crescere se non reprimendo. Eppure, nel fondo della sua rigiditĂ , esiste una voce che chiede perdono. Solo che è troppo tardi per farsela ascoltare.
𩸠Serena
La figlia. La vittima. La sopravvissuta. Ma anche lâesplosione. Serena è la carne ferita che ha imparato a sanguinare in silenzio, che ha creduto di essere sbagliata per anni. FinchĂŠ un giorno capisce. E decide. I video che mostra al mondo, la violenza che restituisce, non sono follia: sono la sua forma di giustizia, lâunico modo che ha per interrompere una catena che altrimenti avrebbe avvelenato anche il suo futuro. Il suo gesto è tremendo, eppure profondamente umano: è lâeco di tutte le figlie che hanno taciuto troppo a lungo.
đ Specchi dellâinvisibile
Questi personaggi non vivono in mondi inventati. Vivono accanto a noi, nei nostri condomini, nelle nostre famiglie, nei corridoi delle scuole, negli uffici. Sono specchi oscuri che riflettono realtĂ che spesso ignoriamo, perchĂŠ fanno paura.
99 GIORNI li racconta con ferocia e compassione, senza mai giudicare. E nel farlo ci obbliga a guardare noi stessi. PerchĂŠ ognuno di noi, a volte, è Elisa. O Luca. O Maria. E in ognuno di noi câè una Serena che cerca ancora di farsi sentire.no guarda.
đ§ Psicologia del dolore: quando lâamore si trasforma in violenza
Gisella Cominone Lovecchio ha il coraggio di dire cose che molti preferiscono non affrontare. Le sue novelle non sono semplici racconti, ma atti di rivelazione. Non câè sconto nĂŠ filtro: lâautrice scava in profonditĂ lĂ dove solitamente si sorvola, porta alla luce l’origine nascosta della violenza, quella che non fa rumore, ma consuma l’anima.
Ci mostra che la violenza non nasce mai dal nulla. Ă un processo lento e insidioso che si forma nelle pieghe del quotidiano:
nei silenzi obbligati,
nelle carezze negate,
nei sorrisi forzati,
nei “va tutto bene” pronunciati con la gola chiusa.
Ă una fame dâamore mai saziata che diventa desiderio di controllo, bisogno di potere sullâaltro, forma malata di connessione. Ă lâamore che si spegne e si trasforma, che da rifugio diventa gabbia, che da promessa si fa catena.
In questi racconti, l’autrice ci costringe a fare i conti con la veritĂ piĂš scomoda: a volte, la violenza si nasconde dentro i gesti âgiustiâ, dentro le famiglie apparentemente esemplari, dentro lâeducazione rigida spacciata per cura. E quando qualcuno rompe il silenzio, quando finalmente parla o agisce, può essere troppo tardi. Può essere devastante.
âď¸ Stile: chirurgico, sensuale, spietato
Lovecchio scrive con una penna che incide. Le sue frasi sono affilate, mai gratuite, sempre dirette. Non edulcora, non protegge il lettore, ma lo accompagna per mano in un viaggio emotivo che lascia ferite e domande. La sua prosa è intensa, spesso quasi viscerale, ma allo stesso tempo calibrata, attenta al ritmo, al respiro delle parole.
I dialoghi sono credibili, crudi, umani. I pensieri dei personaggi non sono pensati per piacere, ma per essere vissuti. E questa è la grande forza di questa raccolta: farci vivere, non solo leggere. PerchÊ ogni storia qui dentro pulsa, suda, piange, prega. Ci mette davanti a vite che potremmo incrociare ogni giorno, senza immaginare cosa davvero accade dietro le tende tirate.
âď¸ Conclusione: un pugno nello stomaco, ma necessario
99 GIORNI: Quattro novelle cattive è un libro che non accarezza. Ă un pugno nello stomaco. Ma è anche una possibilitĂ di coscienza, una chiamata alla consapevolezza. In un mondo in cui siamo abituati a raccontarci bugie per sopravvivere, queste storie ci sbattono addosso una veritĂ : che il male si sente, anche quando non si vede. E che ha sempre un’origine.
Questo libro va letto con rispetto, con empatia, con il coraggio di guardarsi dentro. PerchÊ ogni personaggio, ogni gesto, ogni parola, è uno specchio. E se ci riflettiamo davvero, qualcosa dentro di noi cambia.
đ 99 GIORNI: Quattro novelle cattive di Gisella Cominone Lovecchio
đ Disponibile in formato Kindle
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âď¸ Recensione a cura di Davide Cipollini
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