
Oltre il dolore di Cinzia Vilucchi – Quando la scrittura diventa guarigione
“Oltre il dolore” non è soltanto un libro. È un grido che si fa carezza, un urlo sommesso ma inarrestabile, che attraversa le pagine per raccontare la storia di una ferita profonda, aperta, ma anche di una rinascita silenziosa e coraggiosa. È un memoriale d’amore e di perdita, ma soprattutto uno strumento di guarigione che dimostra quanto la parola scritta possa diventare salvifica, rigenerante, terapeutica.
L’autrice, Cinzia Vilucchi, affida alla pagina bianca la sua voce ferita ma tenace, narrando con straziante autenticità la tragica scomparsa del marito Angelo, morto in un incidente sul lavoro il 1° agosto 2013. Quel giorno ha spaccato in due la sua vita, come un fulmine improvviso che distrugge una casa costruita con cura, con amore, con sogni condivisi. Un lutto devastante, che ha colpito non solo l’esistenza quotidiana ma anche l’identità profonda di Cinzia, mettendo in discussione ogni certezza, ogni punto fermo.
Ma è proprio da quel vuoto – un abisso che all’inizio sembrava impossibile da colmare – che nasce “Oltre il dolore”. Il libro non è solo il racconto di una tragedia, ma è il testo intimo di una trasformazione psicologica, il diario di bordo di un viaggio lungo e tormentato verso un nuovo equilibrio interiore.
La dimensione psicologica: lutto, trauma e ricostruzione dell’identità
Il percorso di Cinzia è intriso di sofferenza ma anche di consapevolezza. L’autrice non nega il dolore, non lo anestetizza, ma lo attraversa a occhi aperti, con tutte le sue contraddizioni: la rabbia, la colpa, l’incredulità, la disperazione, la paura del futuro. E proprio qui il libro assume un valore psicologico profondo.
Il trauma della perdita improvvisa di un coniuge, specialmente in giovane età e in circostanze drammatiche come quelle raccontate, può generare un blocco emotivo, un senso di disorientamento identitario, una frattura dell’Io. Cinzia stessa descrive come ogni gesto quotidiano – preparare il pranzo, rifare il letto, dar da mangiare agli animali – sia stato invaso dal dolore e dal vuoto. Ma raccontare diventa un modo per elaborare il lutto, restituendo senso a ciò che sembrava insensato.
Attraverso la scrittura, Cinzia affronta i vari stadi della sofferenza emotiva: il rifiuto iniziale, la rabbia verso un destino crudele, la contrattazione con la realtà (“se solo avessi fatto…”), la depressione, fino ad arrivare a una fragile ma potente forma di accettazione. Non una rassegnazione passiva, ma una scelta attiva di ricostruzione. Scrivendo, Cinzia si guarda dentro, esplora le sue paure, dà voce ai suoi pensieri più bui e, infine, si riappropria della sua vita.
Fondamentale in questo processo è l’incontro con la counselor e arteterapeuta Francesca Ambrosini, che la guida attraverso percorsi di arte-terapia e scrittura creativa. Grazie a questo supporto, il libro si trasforma in un percorso di autoanalisi e di rinascita emotiva: la scrittura non è più solo narrazione, ma cura, è spazio di elaborazione profonda, è atto di resistenza psicologica.
La scrittura come atto terapeutico
In “Oltre il dolore”, la scrittura non segue i canoni della narrativa classica: è spontanea, emotiva, talvolta disordinata, con frasi lunghe e ripetizioni. Ma proprio in questa forma grezza risiede la sua forza: ogni pagina è un gesto di autenticità, un fluire libero di pensieri, memorie e sensazioni che non cercano approvazione ma solo espressione.
Cinzia afferma con chiarezza: “Il manoscritto non è stato revisionato da professionisti. È rimasto com’è nato, puro, senza barriere. È il mio baby naturale e genuino, passo dopo passo, giorno dopo giorno.” Questa scelta ha un significato psicologico profondo: si tratta di un rifiuto del controllo esterno, una dichiarazione di indipendenza espressiva, un atto di fiducia nella validità della propria voce.
La scrittura quotidiana, svolta spesso all’alba, diventa un rituale rigenerativo, un momento sacro in cui il dolore si trasforma in parole e le parole in consapevolezza. È in questo atto che Cinzia ritrova se stessa, passo dopo passo, come chi risale una montagna dopo essere rotolato giù.
Da vittima a testimone: il messaggio di speranza
Il libro, dunque, non è solo uno sfogo, ma un manifesto emotivo: un invito rivolto a tutte le persone che soffrono a non spegnersi nel dolore, ma a trovare il coraggio di chiedere aiuto, di esprimersi, di non sentirsi sole. “Può succedere che insieme ai morti sul lavoro, si lascino morire anche i familiari di dolore”, scrive Ambrosini nella prefazione. E questo è il rischio più subdolo: non riuscire a riemergere.
Cinzia, con coraggio e umiltà, mostra che è possibile ritrovare la voglia di vivere, tornare a sognare, riscoprire la gioia anche dopo il dolore più profondo. La sua esperienza, raccontata senza retorica e senza pietismi, è un esempio di resilienza autentica. È la voce di chi ha sofferto, ma ha scelto di trasformare quella sofferenza in una lanterna per gli altri.
Un dolore vero, che non si nasconde
Il testo si apre come una finestra su una quotidianità semplice ma intensa, fatta di gesti d’amore silenziosi, animali accuditi con dolcezza, piccoli rituali domestici, e un legame di coppia profondo e simbiotico. La vita di Cinzia Vilucchi è quella di tante persone: scandita dai ritmi della casa, dai sorrisi condivisi con il marito Angelo, dalla presenza discreta ma viva della natura attorno a loro. È una vita piena, anche se ordinaria, e proprio per questo ancora più devastante quando la tragedia irrompe.
La morte di Angelo – così improvvisa, ingiusta, inspiegabile – squarcia la narrazione come un colpo secco. Non c’è preavviso, non c’è tempo per prepararsi. È un trauma puro, un terremoto che distrugge non solo la relazione coniugale, ma anche l’identità stessa dell’autrice, i suoi riferimenti affettivi, il suo equilibrio psicologico. La telefonata dei carabinieri, il gelo che sale lungo la schiena, il corpo che trema, l’istinto che rifiuta la realtà: “nulla sarà più come prima” non è una frase retorica, ma la fotografia di uno shock post-traumatico che si manifesta in tutta la sua crudezza.
Le prime pagine del libro sono un racconto autentico e disarmante, in cui Cinzia dà voce a un dolore nudo, senza filtri. Scrive con una lucidità sconvolgente, come chi non può fare altro che fissare negli occhi la propria ferita. Ogni dettaglio del giorno dell’incidente è scolpito nella memoria: l’ultima colazione, il saluto dalla finestra, la tavola apparecchiata, il biglietto lasciato con affetto – tutto si trasforma in simbolo di un’assenza irreversibile.
Ma ciò che rende queste pagine davvero straordinarie è il modo in cui la scrittura riesce a contenere e ordinare l’incontenibile. Non c’è finzione letteraria, non c’è abbellimento stilistico. La narrazione procede come un diario di bordo dell’anima, dove il tempo non è più quello dell’orologio, ma quello delle emozioni. Le giornate si dilatano, i ricordi si accavallano, la percezione del presente si frantuma. È il tempo della psiche ferita, che cerca faticosamente un nuovo ritmo per non sprofondare.
La sofferenza psicologica e l’elaborazione del trauma
Il testo è anche un ritratto intenso del processo di elaborazione del lutto. Dal punto di vista psicologico, Cinzia attraversa le tappe classiche della sofferenza: lo shock iniziale, seguito dalla negazione, quindi la rabbia, la disperazione profonda e infine una fragile accettazione che è sempre in bilico. Non c’è una linearità nella sua esperienza emotiva – come accade nella realtà – ma un continuo andare e tornare, cadere e rialzarsi, un’altalena tra vuoto e resistenza.
Ciò che colpisce è anche la consapevolezza precoce di essere entrata in uno stato alterato di coscienza. Cinzia si rende conto che il mondo le appare come ovattato, distante, a tratti irreale. Questa dissociazione è tipica dei traumi acuti, ed è una risposta protettiva della mente di fronte a un dolore ingestibile. Ma proprio grazie alla scrittura, questo stato iniziale si trasforma lentamente in una forma di riconquista del Sé.
Il dolore non viene nascosto, ma guardato in faccia, ascoltato, accettato, per quanto possibile. Cinzia non cerca di mostrarsi forte, né di creare un’immagine eroica di sé: si racconta con fragilità, con onestà brutale, senza maschere. E proprio in questo gesto di verità si trova la sua forza più autentica. È una voce che parla anche per chi non riesce a farlo, per chi è rimasto intrappolato nel proprio dolore e non sa come uscirne.
Il corpo, il silenzio, il trauma
Molto significativo, sul piano psicologico, è anche il rapporto che l’autrice descrive con il proprio corpo dopo la perdita: la nausea, la fame sparita, la tensione muscolare, l’insonnia o, al contrario, il sonno come rifugio. Sono tutti segnali somatici di un trauma non ancora elaborato, che cerca di trovare uno spazio nel corpo quando le parole mancano. Anche il silenzio – quello pesante che riempie la casa vuota – diventa protagonista: non un silenzio pacifico, ma un eco assordante dell’assenza, una presenza negativa che grida nella mente.
Ogni gesto quotidiano, dal rifare il letto al dare da mangiare agli animali, diventa una prova da superare, un rito che rievoca ciò che non c’è più. Eppure proprio questi gesti, apparentemente banali, sono anche strumenti di sopravvivenza: piccoli appigli che aiutano Cinzia a non crollare del tutto, a mantenere una parvenza di continuità. È la routine, con la sua rassicurante ripetizione, che aiuta la psiche a non dissolversi completamente.
Scrittura e arte-terapia: la via della rinascita
Nel cuore della rinascita di Cinzia Vilucchi si colloca un incontro umano e professionale decisivo: quello con Francesca Ambrosini, counselor e arteterapeuta, che si fa guida e specchio empatico durante uno dei momenti più oscuri della sua esistenza. Non è una semplice consulenza, ma un vero e proprio cammino terapeutico relazionale, in cui l’ascolto, la creatività e la cura dell’altro diventano strumenti per ricucire uno strappo profondo.
Ambrosini, nel rispetto del vissuto di Cinzia, non propone la rimozione del dolore, né l’illusione di “superarlo” come se fosse un ostacolo da aggirare. Al contrario, la sua è una proposta profondamente esistenziale e psicodinamica: attraversare il dolore, guardarlo in faccia, accettarlo come parte integrante della propria storia e trasformarlo in energia vitale.
È così che nasce l’idea di scrivere. Non per “distrarsi” o “occuparsi di altro”, ma per abitare pienamente il proprio lutto, per esplorare le crepe interiori e, attraverso la narrazione, ritrovare un senso, una forma, una voce. La scrittura diventa allora un atto rivoluzionario, un gesto contro il silenzio e la morte psichica, una forma di resistenza emotiva e spirituale.
L’elaborazione creativa del trauma
Sul piano psicologico, questo processo si inserisce all’interno di ciò che viene definito come elaborazione creativa del trauma: un approccio che riconosce il potere trasformativo dell’arte e della narrazione nel rielaborare eventi traumatici, soprattutto quando il dolore è indicibile. Scrivere, per Cinzia, significa dare ordine al caos, forma all’informe, parola all’inesprimibile.
Attraverso l’arte-terapia, Cinzia sperimenta strumenti alternativi alla sola parola verbale: collage, simboli, immagini che rappresentano il suo mondo interno e che le permettono di osservare se stessa da prospettive nuove. L’arte diventa un modo per esternalizzare il dolore, per osservarlo senza esserne completamente travolta, per manipolarlo creativamente e così, lentamente, integrare il trauma nella propria identità.
Non si tratta di “guarire” nel senso tradizionale, ma di imparare a vivere con una nuova consapevolezza, con una ferita che non scompare, ma che smette di sanguinare ogni giorno. È il passaggio da vittima a protagonista, da dolore muto a parola liberata.
Una scrittura autentica, libera, non mediata
Il testo che ne deriva non è un’opera letteraria nel senso tecnico del termine, ma è un atto psicologico puro. Cinzia rifiuta ogni forma di editing professionale: “Il manoscritto non è stato revisionato, è rimasto così com’è nato, puro, senza barriere”, scrive con fierezza. E in questa scelta risiede una potente dichiarazione di autonomia emotiva: non è importante piacere agli altri, ma esprimere se stessi senza filtri, così come si è.
Questa forma di scrittura non giudicante, non corretta, non addomesticata è essa stessa parte integrante del processo terapeutico. È il segno visibile di una riscoperta autenticità: ogni pagina è come un respiro profondo, un passo verso la ricostruzione di un’identità ferita. Il lettore viene così coinvolto non solo nel contenuto, ma anche nel processo stesso di guarigione. Il libro non è scritto “per” il lettore, ma insieme al lettore: come un dialogo tra anime, come una mano tesa verso chi ha vissuto o vive un dolore simile.
La rinascita come atto psicologico
Alla base di tutto, c’è un concetto chiave della psicologia della resilienza: la possibilità di rinascere non nonostante il dolore, ma attraverso il dolore. Cinzia, grazie anche alla relazione terapeutica, riesce ad abbracciare la propria fragilità, a riconoscere che l’essere “in pezzi” non equivale all’essere distrutti, ma può essere il primo passo per una nuova costruzione di sé.
Il libro, quindi, è molto più di una testimonianza. È un atto psichico. È la prova che, quando si crea uno spazio sicuro – che sia una pagina bianca o uno studio di counseling – e si ha il coraggio di entrarci, la trasformazione è possibile.
Il sito web: www.oltreildolore2022.it
Il progetto “Oltre il dolore” si espande oltre le pagine del libro grazie al sito ufficiale www.oltreildolore2022.it, un luogo digitale ma profondamente umano e accogliente, dove il lutto incontra la possibilità del racconto, della comprensione e dell’ascolto reciproco.
Non è un semplice sito vetrina: è un ambiente protetto e ricco di significato, in cui le parole trovano eco e le emozioni spazio per essere espresse. È pensato per offrire sostegno e connessione, per dare voce non solo alla storia di Cinzia e di Angelo, ma anche a chiunque abbia vissuto un’esperienza simile. Un punto di riferimento per chi si sente solo nel proprio dolore, per chi cerca conforto, per chi vuole trasformare il proprio vissuto in consapevolezza e cambiamento.
Il sito è organizzato in sezioni essenziali ma dense di valore emotivo e sociale:
- La storia di Angelo, raccontata con immagini, testimonianze, documenti e parole autentiche, permette di restituire dignità e memoria a una vita spezzata troppo presto. È un omaggio d’amore ma anche un monito civile contro l’indifferenza.
- Una sezione dedicata alla sicurezza sul lavoro, con approfondimenti, normative, dati e riflessioni. Un’area fortemente educativa, che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’importanza di prevenire le cosiddette “morti bianche”, troppo spesso dimenticate o archiviate in silenzio.
- Uno spazio per chi affronta il lutto, in cui si trovano parole di conforto, materiali informativi, suggerimenti per il supporto psicologico e la possibilità di contattare direttamente l’autrice. È un invito a non restare soli nel dolore, a cercare aiuto, a condividere la propria storia per iniziare un cammino di guarigione.
- Un modulo di contatto diretto con Cinzia Vilucchi, oggi portavoce attiva e generosa di un messaggio di speranza, memoria e rinascita. Con la sua esperienza personale, Cinzia tende la mano a chi si trova nel pieno del buio, testimoniando che sì, è possibile attraversarlo. E farlo insieme è meno difficile.
Il sito colpisce per la sua grafica essenziale e calda, per il tono empatico, diretto e non patinato, in piena coerenza con l’autenticità del libro. È uno spazio dove le emozioni non sono censurate, ma accolte e trasformate in risorsa. Dove anche il silenzio può essere comunicativo, e le lacrime non sono mai segno di debolezza, ma di coraggio.
È, in definitiva, uno strumento psicologico e sociale, che unisce la memoria individuale all’impegno collettivo. Un progetto di educazione emotiva, consapevolezza civica e solidarietà.
Il messaggio del libro
“Oltre il dolore” non è solo la testimonianza di una perdita, ma anche la dichiarazione d’amore più profonda che si possa immaginare. Angelo, in queste pagine, non è descritto come un eroe mitico, ma come un uomo autentico: solare, presente, generoso, con i piedi per terra e il cuore aperto. Un uomo che amava la natura, il lavoro, la casa costruita insieme a Cinzia, e i piccoli gesti quotidiani.
Proprio attraverso questi ricordi, Cinzia compie un atto rivoluzionario: restituisce Angelo alla vita. Non quella biologica, ma quella della memoria emotiva e sociale. Il suo dolore si fa denuncia contro le ingiustizie, ma anche impegno concreto per cambiare la cultura del lavoro, troppo spesso indifferente alla sicurezza e alla dignità.
Il libro lancia anche un messaggio intimo e universale: non rimandate mai le parole d’amore, gli abbracci, le attenzioni. Vivete ogni giorno come se fosse unico, perché la vita può cambiare in un istante e non sempre ci sarà un “domani” per dire ciò che conta davvero. Una testimonianza capace di toccare il cuore e di aiutare molti altri a riscoprire il valore dell’adesso.
“Oltre il dolore” è un libro che si legge con gli occhi, sì, ma si ascolta con il cuore. È una narrazione intensa e autentica, in cui ogni parola pesa, ogni frase respira, ogni silenzio racconta. È un viaggio profondo attraverso la sofferenza, la perdita, lo smarrimento, ma anche verso la luce di una nuova consapevolezza. Un cammino che non nega il dolore, ma lo attraversa, lo riconosce, lo elabora.
Ogni pagina è un passo verso la ricostruzione dell’identità emotiva, verso la riscoperta di un senso che sembrava smarrito. È un’opera potente e necessaria, soprattutto in un’epoca in cui il lutto viene spesso rimosso, nascosto, anestetizzato. “Oltre il dolore” ci insegna che invece bisogna dare voce al dolore, ascoltarlo, condividerlo. Solo così si può trasformare.
Cinzia Vilucchi compie un gesto di straordinario valore umano e civile: trasforma una tragedia personale in una testimonianza universale, offrendo la sua esperienza come strumento di aiuto, riflessione e consapevolezza per gli altri. La sua è una forma di resilienza attiva, non quella che dimentica o si indurisce, ma quella che abbraccia la propria vulnerabilità, e da quella fragilità costruisce qualcosa di nuovo, autentico, vitale.
È, a tutti gli effetti, un inno alla vita, che continua anche quando sembra spezzata. Un richiamo all’importanza della memoria, dell’amore, della cura. E un forte, chiarissimo monito alla società: non si può accettare che si muoia ancora sul lavoro. Non si può restare in silenzio.
Ed è proprio per questo che sento, come uomo, come scrittore, e come professionista impegnato da anni nel campo della sicurezza, di dover aggiungere una nota personale.
Mi chiamo Davide Cipollini, e nella mia vita lavorativa ho svolto ruoli che mi hanno messo a stretto contatto con il mondo della sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono anche formatore per la sicurezza (SPP) e conosco molto bene il Testo Unico sulla Sicurezza D.Lgs. 81/2008. Ogni giorno, in aula e sul campo, insegno ai lavoratori, ai dirigenti e ai datori di lavoro non solo normative, ma soprattutto il valore inestimabile della vita umana.
Da anni lotto con forza, convinzione e determinazione contro le morti bianche, contro la superficialità, contro le omissioni che si nascondono dietro ogni incidente evitabile. Perché sì, la maggior parte degli incidenti sul lavoro sono evitabili. Basta formazione, consapevolezza, rispetto. Basta ascoltare, prima che accada l’irreparabile.
Leggere questo libro mi ha profondamente colpito, commosso, coinvolto. Non solo perché racconta una tragedia ingiusta, ma perché lo fa con dignità, forza e amore. Cinzia non urla, ma testimonia, e nel farlo smuove coscienze. Per questo sono vicino a lei, profondamente. Perché il suo dolore è il dolore di tanti. E perché il suo impegno merita di essere sostenuto, amplificato, diffuso.
Invito tutti – lettori, operatori della sicurezza, famiglie, insegnanti, cittadini – a visitare il sito www.oltreildolore2022.it, a leggere il libro, a condividerlo. A farne uno strumento di memoria, ma anche di formazione, prevenzione e cambiamento culturale.
Perché da una tragedia può nascere una testimonianza.
E da una testimonianza, può nascere un cambiamento vero.
Un cambiamento che salva vite.
Ho erroneamente votato 2 stelle ma ne meriti 5 anche più