
Questa sono io” di Simona Malafronte – Una voce giovane, autentica, necessaria
Un’autobiografia romanzata che urla vita, dolore, sogni e coraggio — e che insegna ad ascoltare l’anima
Nel panorama contemporaneo, spesso affollato da narrazioni omologate o patinate, irrompe con sincerità disarmante il libro Questa sono io di Simona Malafronte, pubblicato da Atile Edizioni . Non una semplice testimonianza, né un diario comune: questo è un atto di coraggio letterario, un’opera cruda e luminosa, destinata a lasciare un segno profondo in chiunque lo sfogli.
Scritta in forma diaristica, con uno stile spontaneo e vibrante, l’opera racconta il percorso di una giovane donna che affronta sin dall’infanzia una rara malattia genetica – l’esostosi multipla ereditaria – e che sceglie di non farsene definire. Questa sono io non è solo il titolo: è un’affermazione di identità, di unicità, di resilienza. Un inno alla vita, nonostante tutto.
Ma ciò che rende davvero speciale questo libro è la sua straordinaria profondità psicologica. Simona non si limita a raccontare gli eventi medici o le esperienze in ospedale; va oltre. Esplora le ferite invisibili, quelle dell’anima, spesso più dolorose di qualsiasi intervento chirurgico. Parla del bullismo, dell’amicizia tradita, della paura di non essere accettata, dell’auto-stima da ricostruire giorno dopo giorno. Descrive con lucidità e delicatezza quella sensazione di “diversità” che pesa come un macigno, ma che con il tempo diventa fierezza, segno distintivo, forza creativa.
La sua scrittura tocca le corde più intime dell’esistenza umana: la vulnerabilità, il bisogno d’amore, la ricerca di senso. E lo fa senza retorica, ma con l’autenticità che solo chi ha sofferto può avere. Simona racconta come la malattia diventi un “ospite”, talvolta invadente, talvolta maestra. E proprio in questo rapporto conflittuale, in questa dialettica tra corpo e spirito, tra limite e possibilità, si apre uno spazio di crescita personale e consapevolezza profonda.
L’autrice ci accompagna in un viaggio psicologico fatto di alti e bassi, di notti insonni e abbracci salvifici, di sogni che resistono e paure che si affrontano a denti stretti. Ogni pagina è un grido, ma anche una carezza. Una dichiarazione di guerra al dolore, ma anche un invito alla speranza. Questa sono io è un libro che non si legge soltanto: si ascolta, si vive, si interiorizza.
Simona Malafronte, con la sua penna giovane ma già matura, ci insegna che la vera guarigione comincia da dentro. Che le cicatrici possono diventare ali. E che nessuna diagnosi può togliere a un essere umano la sua luce.
La struttura e lo stile
Questa sono io si presenta come un diario frammentato, volutamente privo di una rigorosa cronologia. Questa scelta stilistica non è casuale: riflette in modo autentico l’essenza della protagonista e della sua esperienza, che non può essere racchiusa in una linea temporale ordinata. La memoria, il dolore, i momenti di luce e le cadute non seguono mai un ordine lineare: arrivano a ondate, si rincorrono, si sovrappongono. E così fa il racconto, che si dipana come un flusso di coscienza spontaneo, un mosaico vivo di emozioni, immagini e pensieri che si alternano in un equilibrio fragile e dinamico.
L’autrice scrive in prima persona, immergendo il lettore nella sua interiorità con una voce narrativa potente e sincera. Il linguaggio alterna registri emotivi e colloquiali, letterari e visionari, riflessivi e ironici. Si passa da pagine dense di introspezione a momenti di leggerezza, da riflessioni esistenziali a confessioni intime e dolorose, sempre con una straordinaria coerenza emotiva. Il risultato è un testo che avvince, commuove, ma soprattutto interroga: pone domande scomode, esistenziali, umanissime.
La scrittura è giovane, viscerale, immediata. È una scrittura che nasce dall’urgenza, che non si preoccupa di apparire “perfetta”, ma di essere vera. È costellata di immagini forti, parole cariche di significato, riflessioni che germogliano dal dolore vissuto in prima linea. Ogni frase è intrisa di autenticità, ogni parola trasuda vita reale. Simona racconta la sua battaglia con l’esostosi multipla ereditaria, una rara e complessa malattia genetica delle ossa, senza cedere mai al vittimismo né rifugiarsi nella retorica. Al contrario: trasforma la sua condizione in un manifesto di identità, in una bandiera di resistenza personale, in una voce che vuole raccontare, spiegare, sensibilizzare, ma anche ispirare.
Questa natura ibrida, a metà tra diario terapeutico e narrazione letteraria, rende l’opera qualcosa di più di una semplice autobiografia: è un viaggio nella mente e nel cuore di una giovane donna che scrive per conoscersi, per comprendersi, ma anche per tendere la mano agli altri. La parola diventa rifugio e arma, specchio e finestra, confessione e rinascita. E lo stile, così personale e libero, riflette perfettamente questa funzione: non si piega a schemi precostituiti, ma segue l’unico ordine possibile — quello dettato dall’anima.
Temi portanti: malattia, resilienza, adolescenza
Il libro Questa sono io non si limita a raccontare una malattia: racconta una trasformazione profonda, interiore e identitaria. Simona Malafronte riesce con delicatezza e coraggio a fondere l’esperienza clinica con quella umana, l’ambiente ospedaliero con le dinamiche scolastiche, la fragilità fisica con la forza delle emozioni. Il suo è un racconto di vita che va ben oltre la diagnosi: è una narrazione psicologica e formativa che scava dentro, che illumina, che spiega senza spiegare, ma mostrando.
La malattia, in questo caso l’esostosi multipla ereditaria, non è solo una condizione medica, ma diventa una metafora della crescita e dell’identità. Non è un’etichetta, ma un terreno difficile su cui la protagonista impara a camminare – a volte barcollando, a volte con fierezza, sempre con consapevolezza crescente. La sua resilienza non è un concetto astratto, ma qualcosa che si incarna nella quotidianità: nei corridoi degli ospedali, nei silenzi delle notti post-operatorie, negli sguardi degli altri, a scuola o tra le amicizie deluse. E proprio in questo confronto continuo con il limite fisico, con il dolore, con l’alterità, Simona costruisce giorno dopo giorno la sua autonomia psicologica.
La narrazione tocca profondamente anche l’esperienza dell’adolescenza, fase già di per sé complessa, ma che per l’autrice diventa doppia sfida: crescere mentre si affronta una condizione cronica, cercare sé stessi in un corpo che cambia e che fa male, desiderare normalità pur sentendosi – e dichiarandosi – “felicemente diversa”. È una diversità che non si vergogna, non si nasconde, ma che si trasforma in voce, in progetto, in sogno: il sogno di diventare medico per aiutare gli altri, per ridare ciò che si è ricevuto, per dare senso al dolore trasformandolo in cura.
Sul piano psicologico, il libro è un autentico percorso di autodeterminazione. Simona esplora le proprie paure, riconosce le proprie fragilità, ma non si lascia definire da esse. Affronta temi come il bullismo, il senso di inadeguatezza, la solitudine esistenziale e la ricerca di appartenenza con una lucidità disarmante. E trova nella musica, nella scrittura, nella fotografia e nei legami autentici i suoi strumenti di resistenza interiore. La sua è una psicologia della luce, che non nega le ombre ma le attraversa.
Le sue parole sfidano lo stigma sociale della malattia, rompendo il silenzio e aprendo un dialogo diretto con il lettore. Questa sono io non solo racconta cosa significhi essere malati, ma mostra cosa significhi essere vivi — nel senso più pieno, più fragile e più vero del termine. Simona ci insegna che la sofferenza, se attraversata con onestà e amore, può diventare fucina di forza e consapevolezza. E che a volte, è proprio ciò che ci rende “diversi” a renderci umanamente universali.
Il coro degli affetti
In Questa sono io, la protagonista non è mai davvero sola. Accanto alla sua voce narrante si delinea un vero e proprio “coro” di figure affettive, un tessuto relazionale che diventa nutrimento emotivo e risorsa di sopravvivenza. Ogni persona che Simona cita ha un ruolo specifico nella sua storia, una funzione quasi simbolica nel suo processo di crescita. Dai medici del Rizzoli di Bologna — affettuosamente ribattezzati con epiteti teneri e potenti come “dottor Supereroe”, “dottor Orgoglio” o “dottor Scoperta” — agli infermieri, ai fisioterapisti e ai volontari, ogni figura medica viene umanizzata, avvicinata, amata. Sono professionisti, sì, ma anche persone che si prendono cura con una vicinanza che va oltre il protocollo: abbracciano, ascoltano, sorridono, consolano. Diventano compagni di lotta, membri di una famiglia allargata costruita in corsia.
Il legame con la madre Annamaria è un altro asse portante del romanzo: una madre forte, presente, capace di affrontare la paura con determinazione, che si trasforma in colonna portante del percorso di Simona. Ma anche le sorelle, il fratello, i compagni di scuola e i “posti felici umani” – così li chiama l’autrice – fanno parte di questo coro affettivo, in cui ogni voce canta un pezzetto di speranza.
A questa rete reale, Simona affianca un pantheon di figure ideali, che pur non essendo parte della sua vita quotidiana, hanno avuto un’influenza fondamentale sul suo modo di affrontare il dolore: Francesco Sole, J-Ax, Nadia Toffa. Con loro instaura un rapporto empatico, spirituale, ispirazionale. Le loro parole, le loro canzoni, i loro esempi diventano strumenti terapeutici, rifugi, molle per rialzarsi nei momenti bui. La musica, in particolare, assume un ruolo salvifico, una sorta di colonna sonora dell’anima che riesce a spezzare il silenzio delle notti più dure.
Il messaggio che emerge è potente: la resilienza non è mai un cammino individuale. È l’effetto combinato dell’amore ricevuto, del conforto dato e restituito, degli abbracci che sciolgono le paure, delle parole che arrivano quando più se ne ha bisogno. È la dimostrazione che nessuna battaglia si vince davvero da soli, e che ogni sorriso — anche uno solo — può fare la differenza.
Una scrittura che educa e illumina
Ciò che rende Questa sono io un libro davvero prezioso è la sua capacità di generare consapevolezza in chi legge. È una lettura che tocca corde profonde, che scuote e al tempo stesso consola, perché trasmette un senso di verità che non ha bisogno di artifici. È un testo che si rivolge a tutti — giovani, adulti, educatori, medici — con una forza pedagogica implicita, eppure fortissima. Non spiega: mostra. Non insegna: testimonia. E proprio per questo educa nel senso più autentico del termine, perché ci guida alla scoperta di ciò che spesso ignoriamo o evitiamo di vedere.
Questa sono io dovrebbe entrare nelle scuole, nei programmi educativi, nei contesti formativi, come strumento di sensibilizzazione e di riflessione sulla disabilità, sulla malattia, ma soprattutto sull’unicità di ogni essere umano. È un libro che aiuta a scardinare stereotipi, a riconsiderare il concetto di “normalità”, a dare un volto concreto alla parola empatia.
Simona Malafronte ci ricorda, con il suo esempio, che essere “diversi” non significa essere “meno”. Che la malattia non è una condanna, ma un compagno di viaggio con cui si può imparare a dialogare. Che la vita, anche nei suoi momenti più duri, può ancora essere vissuta con gioia, con ironia, con passione.
Questa sono io non è solo un libro sulla malattia: è un libro sulla vita. Una vita vera, cruda, luminosa, a volte in salita, ma sempre vissuta con il cuore in mano. È una dichiarazione d’amore per l’esistenza, per i sogni, per le persone. È un inno alla possibilità di rinascere ogni giorno, anche dalle proprie ferite.
Recensione di Davide Cipollini
“Questa sono io” è un urlo di vita mascherato da diario. Simona Malafronte, con la sincerità di chi non ha più nulla da perdere, prende per mano il lettore e lo trascina nel suo mondo fatto di ospedali, sogni, musica e amore. E lo fa senza chiedere scusa.
Questo libro non si legge: si ascolta col cuore, come se Simona ci parlasse accanto, in una sera qualsiasi, davanti a un tramonto. E ci raccontasse che essere diversi è un dono. Che ogni cicatrice è un’ala. Che ogni lacrima, se guardata bene, riflette un arcobaleno.
Una lettura che consiglio a chi ha bisogno di forza, di luce, di verità. E a chi ha dimenticato che i veri supereroi indossano pigiami ospedalieri e sorridono anche di notte.